Covid, da oggi serve il Green pass «base» per negozi, uffici pubblici e Poste: ecco misure

Pubblicata il 01/02/2022

Parrucchieri ed estetiste nei giorni scorsi avevano fatto da apripista. Da oggi, la stretta è più forte: per accedere a un gran numero di negozi e di uffici pubblici o privati, servirà ora il Green pass «base». Oltre all’obbligo vaccinale per gli over 50, nel mese di febbraio entra in vigore un altro obbligo, quello che impone appunto di essere in possesso della certificazione verde «semplice» – cioè quella ottenibile con la vaccinazione o la guarigione, ma anche risultando negativi a un tampone antigenico rapido da 48 ore o molecolare da 72 ore – per comprare le sigarette o le scarpe, per ritirare la pensione o fare un versamento in banca. Nel dettaglio, servirà il Green pass per uffici pubblici, uffici postali, banche, assicurazioni, negozi di abbigliamento, negozi di giocattoli, negozi che vendono beni non di prima necessità, tabaccai, edicole al chiuso.

Come funzionano i controlli? È specificato nelle nuove Faq del governo: «I titolari degli esercizi per i quali è richiesto il Green pass base non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del Green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali». Il Green pass sarà richiesto solo alle persone di età maggiore ai 12 anni.

La certificazione verde non sarà richiesta per accedere a supermercati, ipermercati, negozi alimentari (i gestori dovranno però verificare che i clienti non consumino sul posto, se non sono in possesso del Green pass base), negozi di alimenti per animali, mercati all’aperto, farmacie, parafarmacie e «altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica», negozi di ottica, stazioni di servizio, rivendite di combustibile per uso domestico (riscaldamento), stazioni di polizia/uffici giudiziari per presentazione di denunce o deposizioni. Anche per accedere in un ambulatorio veterinario non sarà richiesta la certificazione. Il decreto stabilisce poi che «è sempre consentito l’accesso alle strutture sanitarie e sociosanitarie per ogni finalità di prevenzione, diagnosi e cura».


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