Si è appena conclusa la commemorazione del IV novembre. Ecco l’intervento integrale del Sindaco.

Pubblicata il 04/11/2023

Si è appena conclusa la cerimonia di Commemorazione dei Caduti in Guerra. Di seguito riportiamo l'intervento integrale del Sindaco.
Buonasera a tutti
Un saluto alle autorità civili, militari, religiose, alle associazioni di ex combattenti Un saluto a chi ci segue da casa ed un saluto particolare a tutti voi ed ai ragazzi, presente e futuro del nostro paese e della nostra nazione.
Oggi, noi Italiani, commemoriamo una triplice ricorrenza:
la vittoria nella grande guerra del 15/18, che determinò il ricongiungimento all’Italia dei territori di Trento e Trieste, per cui oggi commemoriamo il giorno dell’Unità nazionale;
la festa delle Forze Armate, che sono state protagoniste del formarsi dell’Italia unita e,  
la commemorazione dei caduti per la patria di tutte le guerre.
Per questa ricorrenza, ogni anno, ci ritroviamo qui, di fronte a questo monumento, con la consapevolezza che, al valore del RICORDO, commosso e riconoscente per tutti coloro che hanno sacrificato la VITA, l’ESISTENZA, combattendo in difesa di ideali di libertà e di uguaglianza,  bisogna dare grande importanza e grande rilevanza.
Ricordiamo i nostri compaesani che hanno perso la loro vita nelle due guerre, che hanno sacrificato se stessi per difendere la Patria e per difendere i valori di Libertà e di Democrazia (in questo monumento e nella lapide accanto la chiesa del collegio leggiamo i loro nomi).
Sono i nostri padri i nostri nonni e bisnonni; sono la nostra gente, i nostri eroi, che si sono immolati  per costruire e garantire un futuro migliore e per ristabilire quei valori che oggi ci consentono di vivere liberi ed in pace.
Voglio ricordare anche tutti i caduti civili che hanno perso la vita per difendere i valori costituzionali, quanti sono caduti nella lotta contro le mafie,  ma anche quanti sono caduti per garantire e difendere la nostra sicurezza, i nostri territori, il nostro ecosistema spesso offesi da criminali senza scrupoli;
ed il mio pensiero non può non andare agli incendi di quest’estate, che hanno devastato i nostri territori ed a chi ha perso la vita  mentre tentava di salvare parti di territorio, di salvare la propria casa, le proprie cose, i propri animali o i propri cari.
Non posso non ricordare quanti hanno perso case, effetti personali, attività,  stalle, animali. Queste persone hanno perso parte della propria vita, della propria storia, hanno perso anni di sacrifici, di impegno, di lavoro, hanno perso sogni e speranze, tutto incenerito e cancellato in poche ore.
Tutti dobbiamo avere chiaro l'insegnamento dei nostri Caduti, affinché il loro sacrificio non resti inutile, il loro ricordo deve servire da stimolo ad essere risoluti e determinati nell'impegno quotidiano, sia all'interno delle Istituzioni, che delle famiglie e delle comunità, con la fiduciosa certezza che la giustizia e la pace possono e devono essere raggiunti per il benessere di ogni persona, di ogni comunità, di ogni nazione.
Dobbiamo abbandonare ogni retorica della guerra, impegnandoci a costruire processi di pace. Il 4 novembre deve fissare nella memoria di tutti noi sentimenti di unità, di condivisione, di partecipazione e di forte senso civico.
La guerra, sappiamo che è distruzione, morte, però continuiamo a farla, continuiamo a costruire strumenti sempre più sofisticati e sempre più potenti per distruggere e distruggerci, pur sapendo che questi strumenti di morte possono distruggere anche chi deve nascere;
continuiamo a lanciare bombe ovunque, li spargiamo nei territori,  incuranti che queste resteranno lì, in eredità a chi verrà dopo di noi, i nostri figli i nostri nipoti;
Siamo gli unici esseri viventi che costruiscono strumenti per autodistruggerci ed il paradosso è che li chiamiamo strumenti di pace (la corsa agli armamenti per garantire la PACE).
Pensate che Noi dopo settant’anni di pace, ancora continuiamo a trovare nel territorio bombe della seconda guerra mondiale (nei giorni scorsi ne sono stati fatti brillare almeno 4).
Bombe, che mettono in pericolo la nostra vita e quella dei nostri figli, dopo 70 anni.
Il mio pensiero, non può non andare alle popolazioni UCRAINE e RUSSE, ISRAELIANI E PALESTINESI, attori inconsapevoli su un palcoscenico di un teatro di guerra,  dove si muore, si soffre, dove si vivono condizioni disumane, dove si deportano o uccidono bambini ed anziani, dove il valore della vita è pari a quella di un proiettile, ma questo vale anche per tutti gli altri scenari di guerra che non essendo stati eletti agli onori delle cronache sono stati dimenticati.
Il 4 novembre è l’occasione per ragionare sul senso della guerra, che diciamo tutti essere sempre sbagliata, sempre ingiusta e sempre evitabile, ma purtroppo è sempre presente, e non mi riferisco solo alle tante guerre che si combattono con le armi,  (passatemi il termine) “vere”.
Mi riferisco anche alle guerre quotidiane che viviamo, perché:
ci sono forme quotidiane di anti-civismo che si nutrono di prepotenza, illegalità, egoismo, menzogna ed ingiustizia.
Ci sono guerre quotidiane ai piromani, che bruciano i territori, che uccidono l’ecosistema, l’ambiente, che bruciano la nostra vita e quella dei nostri figli;
Ci sono guerre quotidiane a quelli che inquinano il nostro territorio, la nostra casa, inquinano le nostre vite e le vite dei nostri figli, scaricando amianto e materiali inquinanti.
Ci sono guerre quotidiane a quelli che buttano immondizia ovunque e comunque, sporcando le nostre strade, i nostri terreni, il nostro ambiente, con l’obiettivo di trasferire ai nostri figli ai nostri nipoti non la bellezza, dei nostri territori, ma il degrado di discariche incontrollate.
Ci sono guerre quotidiane combattute dagli “ultimi”, che fuggono alla ricerca della libertà, guerre alimentate dalla nostra indifferenza.
Ci sono guerre quotidiane consumate sui social nutrite da parole e simboli che inneggiano e istigano alla violenza o che diffondono bugie ed odio.
Ci sono guerre quotidiane ai gruppi violenti di giovani, di ragazzini, per le violenze di genere, per le violenze sulle donne e sui bambini, per l’uso di droghe.
Ci sono guerre quotidiane a quelli che vedono tutto questo e restano a guardare in silenzio, che si nascondono dietro il muro dell’omertà, che vivono tutto con indifferenza e distacco che li rende complici e corresponsabili.
Sono tutte guerre da combattere, tutti giorni, ogni giorno, da noi, in prima linea, partendo dai nostri comportamenti, andando nella direzione di difendere la libertà e la dignità umana, di difendere l’ambiente, il territorio, l’ ecosistema, di guardare gli altri come fratelli ed il mondo come la nostra casa.
Tutto questo deve portarci a riflettere, a guardarci attorno, ad aprire gli occhi e a vedere la bellezza che ci è stata affidata e la fortuna nel viverla, ricordandoci l’obbligo che abbiamo  di curarla e di trasferirla a chi ci seguirà, ai nostri figli, ai nostri nipoti.
Dobbiamo guardare tutto da un diverso punto di vista, la bellezza della VITA, che ci darà prospettive diverse, quelle di essere noi  costruttori di pace, ogni giorno, tutti i giorni, nel nostro piccolo, nel nostro ambito, con le nostre azioni quotidiane, con il nostro operato.
Sempre aperti al confronto e al dialogo, NEL RISPETTO DEI DIRITTI E DEI DOVERI, ricordandoci che le regole sono le fondamenta della “BELLEZZA.
Ricordo una celebre frase di Dostoevskij, la “bellezza salverà il mondo”.
Si, la bellezza,  espressione più alta dell'anima umana, fonte di ispirazione e speranza, linfa dell'amore umano.
Chiudo parafrasando il pensiero del politico e filosofo indiano Indira Gandhi:
“NOI dobbiamo essere il cambiamento che vorremmo vedere avvenire nel mondo.”
Solo così si costruisce la PACE.
Questo, credo sia il modo migliore per commemorare degnamente questa giornata.
Grazie, a nome mio, dell’Amministrazione Comunale e di tutta la comunità, ai rappresentanti delle forze armate, parte viva della nostra società e della nostra comunità. Grazie per la vostra presenza e per la vostra opera, grazie per il vostro impegno e per il vostro esempio.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva la Costituzione, viva l’Italia

GRAZIE A TUTTI
 
POESIA DI UN NOSTRO CONCITTADINO PRESO PRIGIONIERO IL 7/MAGGIO/1943 E DEPORTATO NEGLI STATI UNITI
 
Passano i giorni con malinconia
Stanca la vita del reticolato,
un prigioniero afflitto e sconsolato
pensa il suo casolare che è lontano.
 
Oh Gran Signore ascolta questa preghiera,
fa che nel mondo cessi una gran bufera,
volai col tuo sguardo per un sol momento,
ecco che passa la notte sul concentramento.
 
Di questa vita son passati anni
Sotto il cocente sole americano.
Un prigioniero si rammenta tutto
E nulla può dimenticare.
 
Sente una voce che lo fa sognare
Senza rimpianto e senza un po' d’amore.
Tante stelle tornano a brillare
e quella triste che non vuol spuntare.
                             Calogero Intravaia
Questa poesia scritta da un nostro concittadino, Calogero Intravaia (u zu Caliddu cciacciari), prigioniero degli Americani dal  07/05/1943 e deportato negli USA, descrive tutta la solitudine, la sofferenza, la paura, il dolore ma anche la speranza per la PACE di un soldato, che è  la paura e la speranza di quanti hanno vissuto la guerra. Testimonianza diretta delle atrocità della guerra.

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